Protezione dai contatti indiretti (mediante interruzione dell’alimentazione).

Protezione dai contatti indiretti (mediante interruzione dell’alimentazione).

A ogni domanda la sua risposta.


D: È possibile costruire un impianto immune dai guasti?

R: Verosimilmente no!

D: E sicuro?

R: Obbligatoriamente si!


Ogni buon progettista ha innanzitutto il compito di proteggere le persone che utilizzano l’impianto: utenti, conduttori, manutentori. Il primo passo è quello di prevedere le dovute barriere verso le parti che normalmente risultano essere in tensione, il giusto livello di isolamento dei componenti e delle apparecchiature, l’adeguata segnaletica monitrice, la giusta formazione e informazione del personale utente.


Ma come affrontare le situazioni in cui bisogna proteggere le persone da contatti con parti metalliche che normalmente non dovrebbero essere in tensione?


Questo è il caso dei “contatti indiretti”, spesso i più pericolosi, in quanto di solito coinvolgono utenti domestici che non sono né preparati né equipaggiati a dovere per ridurre i rischi provenienti dagli stessi.

Ci sono diversi metodi a disposizione del progettista ma probabilmente il più utilizzato è quello della protezione per interruzione automatica dell’alimentazione.

Molti riconosceranno nel famoso “salvavita” (interruttore differenziale), l’oggetto che in combinazione con “l’impianto di terra” assicura l’assolvimento di tale compito.


D: Ma è sempre indispensabile l’interruttore differenziale? E l’impianto disperdente?

R: Dipende.

D: Da cosa?

R: Dal sistema di collegamento verso terra del neutro.


Dobbiamo infatti considerare il primo aspetto fondamentale: la corrente di guasto verso terra si richiude sempre nel neutro associato al sistema di distribuzione dal quale è derivata la linea elettrica oggetto del guasto. Quindi, ad esempio, nel caso di un trasformatore MT/BT un guasto verso terra al secondario non interesserà mai direttamente il circuito sul primario.


Nel caso di utenza domestiche, un contatto tra un conduttore attivo e una massa (ad esempio di un elettrodomestico) formerà un circuito elettrico con il neutro del trasformatore posto nella cabina del Distributore attraverso l’impianto disperdente dell’abitazione e il collegamento di messa a terra del neutro stesso di cabina. Quindi il circuito è interessato da due impianti di terra separati, quello dell’abitazione e quello di cabina che risulta collegato al neutro del trasformatore. Questo sistema è chiamato TT.

È facile immaginare come la corrente di guasto, circolante in un circuito così esteso, risulti avere un valore molto basso. È per questo che in tali casi, risulti quasi indispensabile provvedere all’installazione dell’interruttore differenziale con soglie di intervento molto basse (di solito 30 mA) e fare in modo che la resistenza dell’impianto di terra dell’abitazione abbia un valore quanto più basso possibile.


Nel caso di un’utenza industriale invece, quando la rete BT viene derivata da una propria cabina di trasformazione, si può provvedere alla realizzazione di un sistema di collegamento denominato TN-S. In tal caso il neutro del trasformatore risulterà connesso ugualmente a terra, ma da tale punto sarà derivato il conduttore di protezione PE, dal caratteristico colore gialloverde, che verrà distribuito uniformemente con i conduttori attivi e il neutro verso le utenze. In caso di contatto tra un conduttore attivo e una massa, il circuito di guasto non interesserà in alcun modo l’impianto disperdente, che in queste situazioni non avrà alcuna utilità, ma si richiuderà verso il neutro proprio attraverso il conduttore PE, facendo impennare i valori della corrente di guasto fino ad essere sufficienti a far intervenire, nella maggior parte dei casi, lo stesso interruttore magnetotermico posto a monte della linea per assolvere alle funzioni di protezioni contro i sovraccarichi ed i cortocircuiti.

In tal caso l’utilizzo dell’interruttore differenziale risulterà superfluo a favore di una maggiore affidabilità in termini di esercizio ed economicità, ma bisognerà ampliare lo spettro dei controlli analitici da effettuare in modo da assicurarsi ad esempio che tale intervento avvenga nei tempi previsti dalla norma e quindi per soglia magnetica ed essere accurati nel rilievo della distanza della linea elettrica, in quanto direttamente influenzante l’impedenza di guasto e quindi la corrente stessa stimata che dovrebbe far intervenire l’interruttore.


Ma questo è compito del progettista e non possiamo far altro che affidarci alla sua bravura (e al suo buonsenso).


Un solo appunto per chi poi in campo andrà ad installare l’impianto (che si presuppone ben progettato): anche la sezione dei conduttori, compresi quelli di fase e protezione, e il percorso previsto per gli stessi influisce sul coordinamento per la protezione dei contatti diretti.

Quindi forse sarebbe meglio improvvisare il meno possibile, o almeno prima ricordarsi di interpellare il buon caro progettista.


Agostino Capasso.


Libri consigliati per approfondimenti: “Guide blu - N.9 - Verifiche”, ed. febbraio 2018, Edizioni TNE”.