L’energia elettrica in Italia. Produrre o acquistare?

La storia della produzione di energia elettrica nel nostro paese ha origini alla fine del XIX secolo. Le prime centrali termoelettriche in Italia, che iniziarono a diffondersi quando l’inquinamento e il surriscaldamento globale non erano ancora problemi di attualità, utilizzavano il carbone, uno dei pochi combustibili fossili disponibili nel sottosuolo nazionale. In seguito, con lo sviluppo della rete di trasmissione nazionale, fu possibile sfruttare le grandi riserve idriche delle Alpi e degli Appennini dando il via allo sviluppo delle centrali idroelettriche e per più di cinquant’anni, queste due tecnologie sono state in grado di provvedere quasi esclusivamente all’intero fabbisogno nazionale di energia elettrica. La sera del 9 ottobre 1963, una frana precipitò nelle acque del bacino alpino artificiale creato con la diga del Vajont, al confine tra Friuli e Veneto, generando un’onda che provocò l’inondazione dei paesi della valle causando la morte di quasi duemila persone. Questo disastro, che ebbe una risonanza notevole anche a causa delle successive vicende giudiziarie che videro coinvolti diversi ingegneri progettisti, portò al rallentamento degli investimenti nell’idroelettrico a vantaggio delle centrali termoelettriche alimentate con i derivati del petrolio, complice un abbassamento del prezzo del greggio che caratterizzò il decennio degli anni sessanta. Nel 1973, l’esercito egiziano da sud e quello siriano da nord attaccarono Israele, storico alleato degli Stati Uniti, mentre i paesi arabi associati all’organizzazione degli esportatori di petrolio (OPEC) sostennero l’iniziativa applicando sostanziali aumenti al prezzo del greggio e l’embargo nei confronti dei paesi filo-israeliani. Questo processo porterà all’innalzamento vertiginoso del prezzo del petrolio e all’inizio di quella che passerà alla storia come “crisi energetica del 1973”, che pose fine al ciclo di sviluppo economico che aveva caratterizzato l’Occidente negli anni cinquanta e sessanta. I paesi europei, maggiormente colpiti dal fenomeno, vararono drastici provvedimenti per diminuire il consumo del petrolio e per evitare gli sprechi, avviando un processo di sensibilizzazione generale verso il risparmio energetico. In Italia il governo varò una serie di riforme che prevedevano cambiamenti immediati, come la parzializzazione dell’illuminazione stradale e la limitazione della circolazione di automobili e cambiamenti a lungo termine come la costruzione di centrali nucleari, in modo da limitare l’uso del greggio e ridurre la dipendenza energetica da una zona della Terra molto instabile sotto l’aspetto socio-politico. La notte del 26 aprile 1986, nella centrale nucleare di Cernobyl in Ucraina (allora URSS) una serie di eventi portarono all’esplosione del reattore n°4 che proiettò in aria il pesantissimo coperchio di cemento e acciaio facendo fuoriuscire una nuvola di materiale radioattivo che, diffondendosi in atmosfera nei periodi successivi all’incidente, contaminò non solo i paesi limitrofi ma una buona parte dell’intera Europa. La stima dei danni causati dal disastro è ancora oggi materia di discussione essendo estesi all’ambiente, alla flora, alla fauna e comportando non solo morti dirette e nel breve tempo, ma anche attraverso malattie a lunga latenza. Nel novembre del 1987 i cittadini italiani vennero chiamati a esprimersi su tre referendum che riguardavano il nucleare. Nel 1990, furono spente le ultime centrali segnando di fatto la fine del programma nucleare italiano. Gli ultimi anni del XX secolo sono stati segnati da una sempre maggiore sensibilità verso il tema del surriscaldamento globale che condusse l’11 dicembre 1997 alla pubblicazione del “protocollo di Kyoto”, un trattato internazionale in materia ambientale firmato e ratificato dalla quasi totalità dei paesi mondiali. Dall’entrata in vigore nel 2005, si evidenzia una crescita esponenziale degli investimenti nelle fonti rinnovabili. Oggi ci troviamo ad affrontare una nuova crisi energetica conseguente allo scoppio della guerra tra la Russia e l’Ucraina. Sarebbe il momento di pensare all’indipendenza energetica del nostro paese?


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Centrale termoelettrica di Milano (fine 1800)



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Diga del Vajont (1963)



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Guerra del Kippur (1973)



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Cernobyl (26 aprile 1986)


Ing. Agostino Capasso.